Allarme protesi al seno, Balduzzi convoca Consiglio Superiore di Sanità: in Francia 30mila donne dovranno toglierle con un secondo intervento

La paura per gli impianti difettosi arriva in Italia dove potrebbero essere tra i 4 e i 5mila i casi a rischio. Si attendono le valutazioni del Consiglio Superiore di Sanità “con carattere di urgenza”. Libération: “Possono strapparsi e provocare dei tumori”. Parigi: “La nuova operazione sarà a carico dello Stato”

ROMA – Dopo la segnalazione delle autorità francesi sulla pericolosità delle protesi mammarie Pip difettose, l’allarme si è spostato in Italia e il ministro della Salute Renato Balduzzi ha convocato d’urgenza il Consiglio Superiore di Sanità per avere una valutazione richiesta “con carattere di urgenza”. Secondo le autorità sanitarie francesi le protesi mammarie Pip (Poly implants prothèses) potrebbero causare il cancro. Trentamila donne francesi che hanno effettuato l’impianto sono ora considerate a rischio e dovranno al più presto tornare dal chirurgo per rimuoverle.
Secondo una stima in Italia potrebbero essere “tra le 4mila e le 5mila le protesi Pip impiantate” sottolinea il chirurgo plastico Giulio Basoccu, dell’Università La Sapienza di Roma. Le protesi fabbricate dal 2001 dall’azienda francese Pip, e fuori dal mercato da circa due anni, sono finite sotto accusa perché fabbricate con silicone diverso da quello dichiarato alle autorità sanitarie e destinato invece a usi industriali. “Secondo una stima generale – spiega Basoccu – le protesi Pip arrivate e utilizzate in Italia sono all’incirca il 10-15% di quelle prodotte e utilizzate in Francia. Dunque, si stima che le Pip impiantate in Italia siano circa 4-5mila”.

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Nel frattempo il ministero della Salute ricorda che il 1 aprile 2010, con una circolare, lo stesso dicastero invitava gli operatori sanitari a non usare questi dispositivi, dopo che il 30 marzo 2010 l’Autorità francese aveva comunicato il ritiro delle stesse protesi. Nella circolare, sottolinea il ministero della Salute, si invitava a “mettere in quarantena” le protesi Pip e a “segnalare eventuali incidenti”. Contemporaneamente era stato chiesto ai Nas di verificare la presenza sul territorio nazionale del prodotto e di operare affinché non potesse essere più distribuito.

Tutte le donne con protesi al seno che “non conoscono quale tipo di protesi sia stata loro impiantata o che hanno il sospetto che sia stata utilizzata una protesi di bassa qualità, è bene che si rivolgano al chirurgo che ha eseguito l’impianto chiedendo informazioni o, se ciò non è possibile, che facciano delle indagini di controllo”, consiglia il chirurgo Basoccu. “Almeno qualche migliaia di tali protesi è stata utilizzata anche in Italia, ma il problema – avverte l’esperto – è che molte pazienti italiane potrebbero non essere a conoscenza del tipo di protesi che è stata loro impiantata, e dunque potrebbero non sapere di avere un impianto Pip”.

Questo accade perché, spiega Basoccu, “le protesi Pip, di costo contenuto, è probabile siano state utilizzate specie in strutture non altamente qualificate o ambulatori chirurgici che non rilasciavano cartelle cliniche. La difficoltà oggi – sottolinea – potrebbe dunque essere quella di riuscire a risalire a tutte le pazienti che hanno avuto questi impianti”.

La Francia ha quindi deciso di richiamare entro il 24 dicembre le trentamila donne con impianti accertati Pip perché si sottopongano alla loro rimozione, si legge sul quotidiano Libération: “Le protesi, concepite a partire da un gel non conforme, possono strapparsi e provocare, oltre a delle infiammazioni, dei tumori”. Lo scorso 15 dicembre il professor Jean-Yves Grall, responsabile del ministero della Salute, aveva riferito che otto casi di cancro erano stati segnalati su pazienti che portavano delle protesi Pip difettose. Il governo ha confermato che entro la fine della settimana annuncerà il suo piano d’azione sulle protesi. “L’urgenza è che tutte le donne che portano delle protesi Pip ritornino dal chirurgo”, ha detto la portavoce del governo, Valerie Pecresse. “Se si tratta di un’urgenza sanitaria e di salute pubblica la nuova operazione sarà a carico dello Stato”. La giustiza, che ha ricevuto oltre 2mila denunce da parte delle donne che portavano questo tipo di protesi, ha aperto un’inchiesta per “ferite e omicidio colposo”.

da Repubblica.it

Pubblicato da drsilenzi

Medico specialista in Igiene e Medicina Preventiva, PhD in Sanità Pubblica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – Roma. Attualmente opera presso la Direzione Strategica dell'Agenzia di Tutela della Salute di Brescia ed è membro del Comitato Direttivo del Centro di Ricerca e Studi sulla Leadership in Medicina dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Dal 2014 riveste la carica di Vice Presidente Vicario della Società Italiana di leadership e Management in Medicina – SIMM (www.medici-manager.it).

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