L’importanza della comunicazione…L’intervista del Capitano lascia qualche perplessità. È lecito sospettare che menta? (di Massimiliano Cavallo)

Si diceva una volta che l’Italia è composta da 54 milioni di commissari tecnici, perché tutti ci siamo sbizzarriti aconsigliare a Valcareggi se far giocare Mazzola o Rivera o a Sacchi se far giocare Baggio o Zola. Oggi, dopo la tragedia del Concordia, sui social network tutti ci affrettiamo a dire con certezza a che distanza dalla costa debba navigare una nave. Ma solo un comandante sa quale decisione prendere. E il comandante del Concordia ha fatto la scelta giusta? Non lo sappiamo ma, certamente, possiamo capire meglio da questa intervista se fosse o meno in buona fede. Già dall’inizio si nota come il comandante stia probabilmente mentendo: inizia la sua intervista sottolineando quanto conti la freddezza nel prendere una decisione e interrompe il suo concetto cambiando argomento (segnale di menzogna) e sottolineando come quasi tutti, infondo, si siano salvati. E’ un po’ come dire “si, forse ho sbagliato ma poteva andare peggio” (sob!)

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E’ facile notare come il comandante Schettino abbassi spesso lo sguardo durante l’intervista, sintomo di vergogna, e si lecchi spesso le labbra, gesto che rileva un certo disagio. Ascoltando bene le parole vediamo come il comandante cerchi di rendere normale quel passaggio davanti all’Isola del Giglio, classificandolo come “navigazione turistica”. Ma dove Schettino mostra più difficoltà è quando deve parlare di quello che lui definisce lo “spuntone” che ha originato la tragedia. Non chiarisce se era “rilevato o non rilevato”, salvo poi dire che le carte nautiche riportavano acqua fino al fondale. Soprattutto, analizzando il suo linguaggio non verbale, notiamo una lunga pausa prima di esprimere questo concetto e una scrollata di spalle, probabile sintomo di scarsa convinzione in quello che sta dicendo. In chiusura dell’intervista il giornalista evidenzia come il comandante sia sempre l’ultimo ad abbandonare la nave cosa che, stando ai rapporti delle autorità costiere, il comandante non avrebbe fatto. Qui Schettino risponde toccandosi il mento e sbattendo più velocemente le palpebre. Quest’ultimo gesto, insieme a quello di umettarsi spesso le labbra, è sintomo di fuga, una reazione del nostro organismo per fronteggiare il pericolo. Il cuore batte più forte, arriva più sangue al cervello e ai muscoli e il nostro corpo risponde scaricando così la tensione. Insomma, lasciamo alla giustizia il compito di giudicare se il comandate sia colpevole o innocente, ma lasciateci quantomeno sospettare che sia un bugiardo.

Tratto da Monitor

 

Pubblicato da drsilenzi

Medico specialista in Igiene e Medicina Preventiva, PhD in Sanità Pubblica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – Roma. Attualmente opera presso la Direzione Strategica dell'Agenzia di Tutela della Salute di Brescia ed è membro del Comitato Direttivo del Centro di Ricerca e Studi sulla Leadership in Medicina dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Dal 2014 riveste la carica di Vice Presidente Vicario della Società Italiana di leadership e Management in Medicina – SIMM (www.medici-manager.it).

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