Il numero delle società scientifiche ostetrico-ginecologiche è molto elevato in Italia, specie nell’ambito della ginecologia, con una trasparenza quasi inesistente sulle questioni finanziarie e i conflitti di interesse. Lo sostiene Paolo Vercellini del Dipartimento di scienze cliniche e di comunità dell’Università degli Studi di Milano, primo autore di uno studio pubblicato su Bmj Open. «Gli scopi principali delle società mediche sono di diffondere la ricerca scientifica nei rispettivi campi della medicina, promuovere l’educazione medica e sviluppare linee guida cliniche» scrivono gli autori, sottolineando che le più autorevoli svolgono anche un importante ruolo sociale nel consigliare i decisori politici sui programmi di assistenza sanitaria pubblica. Tuttavia, un progressivo squilibrio è stato osservato nel tempo tra i finanziamenti derivati da fondi governativi di ricerca o da fondazioni non profit e quelli provenienti dall’industria, cosa che può generare un conflitto di interesse. Inoltre, la frammentazione e le sotto-specializzazioni possono esporre le società mediche a una maggiore vulnerabilità finanziaria che, ipoteticamente, potrebbe tradursi in un aumento del rischio di influenze indebite delle industrie farmaceutiche, biotecnologiche e dei dispositivi.
«La proliferazione delle organizzazioni professionali in Italia sembra particolarmente intensa nel settore ginecologico, probabilmente per la moltitudine di questioni riguardanti la salute delle donne» affermano gli autori, che hanno contato le società ostetriche e ginecologiche italiane, accertandone la trasparenza finanziaria mediante un sondaggio nazionale su internet. E i dati indicano che il loro numero è quadruplicato negli ultimi 35 anni al ritmo di una in più all’anno. «In 15 casi la sede societaria è negli uffici di un organizzatore professionale di congressi, mentre in 12 casi il sito web della società scientifica ospita pubblicità o link a prodotti dell’industria. Lo statuto risulta accessibile in 32 siti di associazioni professionali su 47, mentre nessuna informazione è disponibile sui finanziamenti esterni e su eventuali conflitti di interesse. «La trasparenza e l’informazione non eliminano i conflitti di interesse, ma possono consentire ai medici e al pubblico di contestualizzare le informazioni scientifiche diffuse in vari modi dalle organizzazioni mediche, mettendole nella giusta prospettiva» concludono i ricercatori.
Bmj Open. 2016. doi: 10.1136/bmjopen-2015-008370
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26769777