Studiare cuori eccezionali per trovare nuove regole

Parte una ricerca italiana che cercherà di capire meglio l’infarto partendo da chi non ce l’ha mai avuto nonostante diversi fattori di rischio

Il signor X, un paziente romano, ha fatto arrabbiare i medici: le sue coronarie sono pericolosamente ostruite, il lume delle piccole arterie del cuore è ridotto appunto a un lumicino e quindi il rischio di infarto è molto alto. Ma lui non vuole che si intervenga. C’è un piccolo particolare però: il signor X è in questa situazione da circa vent’anni, ora ne ha 84, e i suoi ventricoli continuano a funzionare benissimo. Il signor X fa arrabbiare i medici anche perchè dà un cattivo esempio, dal momento che la grande maggioranza di quelli nelle sue condizioni sarebbero stati colpiti da infarto entro un breve lasso di tempo. Ma il suo caso, presentato dal cardiologo Filippo Crea, del Policlinico Gemelli di Roma, al recente 28° congresso di cardiologia organizzato a Firenze dalla fondazione Centro per la lotta contro l’infarto, è di quelli che devono far riflettere.

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Pubblicato da drsilenzi

Medico specialista in Igiene e Medicina Preventiva, PhD in Sanità Pubblica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – Roma. Attualmente opera presso la Direzione Strategica dell'Agenzia di Tutela della Salute di Brescia ed è membro del Comitato Direttivo del Centro di Ricerca e Studi sulla Leadership in Medicina dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Dal 2014 riveste la carica di Vice Presidente Vicario della Società Italiana di leadership e Management in Medicina – SIMM (www.medici-manager.it).

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