EARTH Day: il 22 Aprile non dimentichiamoci della Giornata Mondiale del Pianeta Terra

Il 22 aprile, in tutto il mondo si celebra l’Earth Day, la più grande manifestazione ambientale del mondo. Sono intervenuto alla trasmissione di Rai3 Tutta Salute per ricordarne significato e importanza, in particolare per la nostra salute:

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Link al video su Youtube: https://www.youtube.com/edit?o=U&video_id=RyhbO8T2VCQ 

Link al video su Raiplay (dal min 38.20): https://www.raiplay.it/video/2018/04/Tutta-Salute-e9cce206-1bd5-4994-982e-d5f9d115f83c.html 

A Roma, a Villa Borghese, verrà allestito dal 21 al 25 aprile Il Villaggio per la terra (http://www.villaggioperlaterra.it), quali sono gli eventi in programma? È la manifestazione ambientale più partecipata d’Italia, saranno 5 giorni di sport, concerti, esposizioni, mostre, convegni, spettacoli, laboratori didattici, attività per bambini e buon cibo. Dalla conoscenza nasce la consapevolezza e, quindi, la possibilità di prendere scelte migliori sia per la propria salute sia per la collettività. Un evento per i singoli e le famiglie, l’auspicio è che siano tanti i giovani ad appassionarsi a queste tematiche chiave per il futuro di tutti noi.

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  1. Quali sono gli obiettivi di questa giornata giunta alla 48° edizione?

La Giornata Mondiale della Terra la più grande manifestazione ambientale del pianeta, l’unico momento in cui tutti i cittadini del mondo si uniscono per celebrare la Terra e promuoverne la salvaguardia. Le Nazioni Unite celebrano l’Earth Day ogni anno, un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera, il 22 aprile. Nato negli USA come movimento universitario di reazione a un disastro ambientale del 68 per il travaso di petrolio nel lago di Santa Barbara, nel tempo, la Giornata della Terra è divenuta un avvenimento educativo ed informativo per ricordare che “tutte le persone, a prescindere dall’etnia, dal sesso, dal proprio reddito o provenienza geografica, hanno il diritto ad un ambiente sano, equilibrato e sostenibile”. Oggi più che mai queste tematiche sono importanti perché abbiamo compreso come, nel corso dell’ultimo secolo, alcuni dei parametri che hanno reso quest’epoca così ospitale sono cambiati in maniera permanente. Questa lunga era di stabilità ci ha dato un falso senso di sicurezza, ma l’umanità può continuare a crescere e svilupparsi, a patto di rispettare limiti planetari fondamentali.

  1. Perché preservare la salute della terra equivale anche a salvaguardare quella dell’uomo?

Perché l’uomo può prosperare soltanto se il contesto in cui vive è favorevole e, del resto, la vita si è sviluppata nelle sue variegate forme proprio grazie alle caratteristiche peculiari che il pianeta Terra ha tra le miriadi di pianeti presenti nell’universo. La storia insegna. Il progresso tecnologico dell’ultimo secolo è stata una grande conquista ma il rischio è quello di avere un impatto eccessivo, o meglio senza equilibrio, e di portare rapidamente ad esaurimento proprio quelle caratteristiche che rendono la terra così unica. Queste sono tematiche di salute globale, ovvero di quell’approccio integrato che parte dalla sanità pubblica per affrontare le tematiche di salute dell’umanità migliorando l’equità e riducendo le diseguaglianze secondo una prospettiva globale.

Questo è il motivo per il quale il cambiamento climatico è e deve rimanere un problema prioritario nelle agende della politica perché affetta la salute umana non solo direttamente ma anche indirettamente. È talmente vero che tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile promossi dalle Nazioni Unite il 3° è completamente dedicato alla salute sostenibile. Una nuova cultura sanitaria improntata alla Stewardship.

  1. Negli ultimi 60 anni è raddoppiata la popolazione del pianeta, che oggi conta 7 miliardi di abitanti .  La sfida che ci attende è produrre sempre più cibo senza alterare le risorse naturali del pianeta e senza modificare il clima.   Come possiamo affrontarla?

A livello socio-demografico stiamo assistendo al momento di massimo sviluppo della specie umana, mai la Terra aveva visto una tale proliferazione di vita. La riduzione dei tassi di mortalità infantile e l’aumento dell’aspettativa di vita in generale ne sono la spiegazione. Ciò è dovuto, principalmente, al livello di conoscenza raggiunto che ha portato allo sviluppo di strategie di sanità pubblica efficaci e al miglioramento degli strumenti a disposizione della medicina. Tuttavia, questo fenomeno sta accadendo a velocità molto differenti, è toccato ai paesi occidentali come il nostro nel secolo scorso, riguarda oggi l’oriente (Cina e India su tutti) e riguarderà nei prossimi anni il continente africano. Garantire la sussistenza di oltre 7,5 miliardi di persone in trend crescente senza ulteriormente accelerare l’esaurimento del pianeta è una sfida grandissima se pensiamo come il cosiddetto overshoot day, ovvero il giorno dell’anno in cui l’estrazione di risorse che l’umanità richiede supera il naturale periodo di naturale rigenerazione delle stesse da parte del pianeta, stia nei fatti anticipandosi sempre più tanto che si calcola che l’umanità stia nei fatti consumando 1,6 pianeta Terra all’anno. Questa capacità rigenerativa va protetta in quanto da essa dipende il futuro della vita su questo pianeta. Possiamo farlo con interventi collettivi, legati all’applicazione di politiche sempre più attente a questi aspetti, ma anche con comportamenti individuali, buoni per la nostra salute ma capaci di fare la differenza anche a livello di sistema.

  1. Nelle nostre società il benessere economico spesso è stato accompagnato da una dieta sempre più ricca di grassi e proteine animali.  Secondo lei perché? Si può invertire questa tendenza?

Le proteine animali fino al secolo scorso rappresentavano il pasto nobile da concedersi poche volte al mese. Ciò accadeva quando l’attività dell’uomo era improntata al lavoro della terra, possibile proprio grazie agli animali, e c’era un naturale equilibrio e un doveroso rispetto per la natura. Oggi, con gran parte dell’umanità attiva nel mondo del terziario e dei servizi, paradossalmente strategie e modelli di allevamento intensivo hanno sovvertito questa legge non scritta portando nelle nostre tavole a basso costo carni e derivati. Ciò non solo rappresenta un problema di salute individuale, in quanto è ben noto – e questa trasmissione lo ricorda sempre con attenzione – come una dieta variegata ed equilibrata, povera di carni, sia il segreto per la longevità in quanto capace di prevenire il dilagare dell’epidemia di obesità, malattie metaboliche, cardiovascolari ed oncologiche; bensì rappresenta anche un problema di salute collettiva in quanto la cosiddetta impronta ecologica della carne in Italia è tra i più alti. La realtà è più complessa da come potrebbe apparire osservando soltanto le produzioni destinate al consumo, perché in un mondo sempre più globalizzato tutti mangiamo e utilizziamo cibo e oggetti prodotti altrove, i quali, tuttavia, hanno un costo ambientale (allevamento, trasporti, macellazione, impacchettamento, smaltimento, etc.) di cui siamo, o dovremmo essere, responsabili.

  1. La lotta allo spreco alimentare è indispensabile, il nostro paese si è dato una legge per combatterlo, ma va superato anche il paradosso che vede convivere sul pianeta la malnutrizione e l’obesità…

 Sono esattamente i due lati della stessa medaglia, frutto di quelle diseguaglianze che ricordavo precedentemente. Non solo tra differenti nazioni, come in passato, ma sempre più anche all’interno della stessa popolazione. È urgente definire e implementare una strategia di sanità pubblica mirata a educare a corretti stili di vita e a promuovere la nutrizione quale disciplina cardine non solo della prevenzione ma di un modello di promozione della salute a tutto tondo. Il cibo non è solo tradizione o necessità energetica bensì vero strumento di sviluppo sociale.

  1. Un’urbanizzazione sempre più intensa con la scomparsa di molte aree verdi, quali conseguenze può avere sulla salute?

L’umanità, a livello globale, sta andando incontro al fenomeno della concentrazione e dell’accentramento metropolitano. Senza entrare nel merito dell’impatto sociale che questo fenomeno ha di per sé basti pensare alla riduzione del verde quale causa dell’impoverimento della qualità dell’aria, già messa a dura prova dalle emissioni di CO2 da combustibile, o dalla friabilità del terreno.

  1. Ognuno di noi, pero’, puo’ fare qualcosa per se stesso e per il pianeta con poche azioni quotidiane, quali?

Anche il singolo è chiamato a contribuire alla salvaguardia del Pianeta. Non più con un approccio sentimentale legato unicamente alle urgenze del momento. Serve una rivoluzione culturale che influenzi il nostro stile di vita, la nostra quotidianità. Ecco semplici consigli per vivere con maggior senso di custodia (stewardship) del pianeta:

 a) Rendere sostenibile e green la casa e il luogo di lavoro: Prestare attenzione ai consumi energetici e attenzione alle dispersioni termiche in inverno ed estate. In sanità, ad esempio, è utile prestare un’attenzione di sistema alla trasformazione green degli ospedali, spesso tra le prime cause di inquinamento ambientale in una media città. A casa, allo stesso modo, attenzione all’utilizzo energetico…spegnendo 5 lampadine lasciate accese dove non servono puoi risparmiare circa 60 euro all’anno, utilizzando in modo intelligente gli elettrodomestici la bolletta si alleggerisce e allo stesso tempo alleggeriamo l’impatto sul pianeta.

b) Attenzione particolare a un consumo di acqua sostenibile: Ogni italiano consuma ogni giorno circa 241 litri d’acqua, siamo tra i primi in Europa. Di cui molti risultano sprecati.

c) Abbasso lo spreco di cibo: A livello globale circa 1/3 del cibo prodotto finisce nella spazzatura. Ogni anno in Italia gettiamo nella spazzatura circa 13 miliardi di euro in cibo, uno spreco enorme di denaro e risorse naturali.
Non comprare cibo in eccesso. Privilegiamo prodotti a Km0, avrai sulla tua tavola prodotti sempre freschi e di stagione ma anche ad un prezzo più competitivo: l’assenza, infatti, di intermediari ed il mancato trasporto su ruote fanno scendere i prezzi dei prodotti di almeno il 30%. Inoltre, i packaging ridotti e il mancato trasporto rendono le emissioni di CO2 nulle.

d) Attenzione a quel che mangi e occhio alla spesa:  La carne ha un’impronta ecologica più alta dei vegetali. Equilibriamo la nostra dieta con un consumo moderato di carne. Informazione e consapevolezza prima di tutto: spesso dietro un prezzo stranamente competitivo si nasconde una filiera che danneggia l’ambiente e che non rispetta l’uomo. Premiamo le aziende che investono in sostenibilità.

e) Differenziamo: In media ogni italiano produce 497 kg di rifiuti all’anno. Impariamo a differenziare! Separando i singoli rifiuti si riducono quelli che finiscono in discarica, evitando milioni di tonnellate di emissioni di Co2 nell’atmosfera.

f) Rendi sostenibili i tuoi spostamenti
In Italia, oggi, le emissioni di CO2 dovute ai trasporti ammontano, a seconda delle stime, dal 24 al 35% del totale. Siamo inoltre uno dei paesi più a quattro ruote al mondo, con oltre 600 auto per 1000 abitanti.
Sostituire un’auto alimentata a benzina con una ibrida o elettrica, o, ancora meglio, sostituire l’auto privata con i mezzi pubblici o con il car sharing gioverà all’ambiente e al portafoglio.

 

 

 

Pubblicato da drsilenzi

Medico specialista in Igiene e Medicina Preventiva, PhD in Sanità Pubblica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – Roma. Attualmente opera presso la Direzione Strategica dell'Agenzia di Tutela della Salute di Brescia ed è membro del Comitato Direttivo del Centro di Ricerca e Studi sulla Leadership in Medicina dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Dal 2014 riveste la carica di Vice Presidente Vicario della Società Italiana di leadership e Management in Medicina – SIMM (www.medici-manager.it).

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