Anticipi di Cross-Border Healthcare: Emigrare per curarsi. Non è il meridione, ma l’Alto Adige (di Marco Sarti)

Costretti a viaggiare per un ricovero. A volte solo per ricevere una prestazione ambulatoriale. Non è un caso di malasanità nel Sud Italia, ma la quotidianità a Bolzano. Il presidente del consiglio provinciale Minniti solleva la questione. Nel 2011 sono stati spesi 45 milioni di euro per le prestazioni ospedaliere fuori confine dei cittadini altoatesini. Ci si cura in Veneto, soprattutto. Ma la metà dei pazienti preferisce l’Austria.

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In viaggio per farsi curare. Costretti a lasciare il proprio territorio per un ricovero o, talvolta, anche solo per ricevere una prestazione ambulatoriale. Non è l’ennesima vicenda di malasanità nel Sud Italia, ma la quotidianità a Bolzano. Gli altoatesini preferiscono gli ospedali degli altri. Per ricevere prestazioni ospedaliere vanno in Veneto, soprattutto. Ma anche in Austria. Una tendenza che finisce per avere pesanti ricadute sulle casse della provincia autonoma. «Nel corso del 2011 – come ha denunciato in un’interrogazione il presidente del consiglio Mauro Minniti – la spesa della sanità provinciale per i ricoveri e le prestazioni ambulatoriali in altre province italiane e all’estero di cittadini altoatesini ammonta quasi a 45 milioni di euro (+ 8 per cento circa in confronto al 2009)». Una spesa rilevante, che per il 44 per cento è stata erogata al servizio nazionale austriaco.

Che fine ha fatto la tanto decantata – a buon ragione – efficienza altoatesina? I servizi sanitari impeccabili, l’assistenza rapida e di qualità? «Evidentemente – racconta il Pdl Minniti al telefono – Ci sono servizi sanitari che a Bolzano non vengono resi. Oppure, ancora peggio, che hanno tempi di attesa lunghissimi». Liste di attesa per un controllo medico come in un qualsiasi ospedale romano. E per una volta il Paese si scopre davvero unito.

A scorrere la lista delle prestazioni ospedaliere più richieste fuori provincia, si scopre che spesso si tratta anche delle più comuni. Nel 2011 i cittadini residenti in Alto Adige hanno varcato i confini per sottoporsi a 108 interventi sule valvole cardiache (per una spesa di 2.748.600 euro), 67 interventi di bypass coronarico (907.538 euro). Ma soprattutto 218 interventi sul cristallino, «con o senza vitrectomia». Pari a una spesa di 378mila euro. «Ma siamo davvero sicuri che in Alto Adige non si possano offrire prestazioni di questo tipo?» si lamenta Minniti. «Parliamo di interventi non particolarmente rari».

Intanto i costi aumentano. Qualche mese fa l’assessore provinciale alla Sanità Richard Theiner aveva già risposto a una richiesta di chiarimenti avanzata da Minniti, pubblicando il dettaglio delle spese sostenute dal servizio sanitario provinciale per le prestazioni erogate a favore di cittadini altoatesini in Italia – fuori dalla provincia di Bolzano – e in Austria. E se nel 2009 la cifra totale raggiungeva i 41 milioni di euro (quasi 23 milioni per ricoveri e prestazioni ambulatoriali in Italia e 19 milioni in Austria). Nell’anno appena trascorso la spesa ha raggiunto i 44.852.000 euro (di cui 25 milioni erogati a strutture italiane).

Quali sono gli ospedali più ricercati? I primi cinque centri più richiesti dagli altoatesini si trovano tutti in Italia. Si tratta di ospedali pubblici e convenzionati, «dato che l’accesso – ha spiegato l’assessore Theiner – è libero e basato sul principio della libera scelta del paziente del luogo di cura». Al primo posto c’è l’ospedale della vicina Trento. Seguono quattro realtà venete: l’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, l’azienda ospedaliera di Padova, l’ospedale Sacro Cuore di Negrar e la casa di cura privata polispecialistica di Peschiera del Garda (a cui il servizio sanitario della provincia di Bolzano ha corrisposto quasi 600mila euro). Mancano le strutture austriache – la città più interessata dal particolare fenomeno migratorio è Innsbruck – dove pure viene destinato il 44 per cento della spesa.

Questa vicenda «deve farci interrogare – denuncia Minniti – sui motivi per cui si è scelto, da parte del paziente, una sanità estranea alla nostra e quindi porci dei dubbi sullo stato dell’offerta credibile, piena ed efficiente del servizio sanitario altoatesino, nel quale, evidentemente, si investe in maniera insufficiente, creando disagi all’utenza».

Da Linkiesta.it

Pubblicato da drsilenzi

Medico specialista in Igiene e Medicina Preventiva, PhD in Sanità Pubblica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – Roma. Attualmente opera presso la Direzione Strategica dell'Agenzia di Tutela della Salute di Brescia ed è membro del Comitato Direttivo del Centro di Ricerca e Studi sulla Leadership in Medicina dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Dal 2014 riveste la carica di Vice Presidente Vicario della Società Italiana di leadership e Management in Medicina – SIMM (www.medici-manager.it).

2 pensieri riguardo “Anticipi di Cross-Border Healthcare: Emigrare per curarsi. Non è il meridione, ma l’Alto Adige (di Marco Sarti)

  1. L’assistenza in Austria è una semplice convenzione tra il Land Tirol e la Provincia di BZ. E’ la prima volta che la mobilità verso l’Austria viene evidenziata in Italia. Bolzano figurava sempre come “virtuosa” avendo un saldo attivo della mobilità interregionale italiana.

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