Tre su dieci hanno un lavoro atipico, di questi meno del 20% conquista un contratto triennale. La metà lavora a tempo con contratti da sei a dodici mesi al massimo. Questi i risultati dell’indagine presentata oggi dall’Ordine dei medici di Roma. |
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15 NOV – È un percorso ad ostacoli quello del giovane medico. Meno garantiti rispetto ai loro coetanei, dopo un lungo periodo di formazione che dura mediamente dieci anni, si trovano davanti anni di precariato e di bassa retribuzione. Con lavori frammentati e di breve durata caratterizzati da contratti a progetto o di collaborazione coordinata e continuativa, con caratteristiche che ricalcano quelle del lavoro subordinato. E così quasi la metà dei medici in età giovanile ha un rapporto di lavoro parasubordinato e lavora per due e più strutture; soltanto il 18,4% ha un contratto con una durata oltre i 36 mesi, mentre il 52,3% lavora da sei a dodici mesi. Soprattutto quasi la metà di quelli già occupati vorrebbero cambiare lavoro. A passare al setaccio la carriera dei giovani camici bianchi è la ricerca “Giovani medici: indagine su occupazione, disoccupazione e precariato” presentata oggi e condotta dall’Ordine dei medici di Roma. Sotto la lente è finito un campione di 1.143 giovani medici stratificato per genere e classi d’età (fino a 30 anni; da 31 a 35; da 36 a 40; da 41 a 45) rappresentativo dell’universo degli iscritti all’Omceo di Roma e provincia (11.757 medici in totale). Dall’indagine, realizzata mediante un sistema di rilevazione online, emerge comunque che la professione medica è ancora un investimento efficiente in termini economici e di stabilità lavorativa. Senza dimenticare poi la fondamentale funzione sociale che essa rappresenta. È però un investimento assai faticoso, dai risultati incerti. Con una precarietà che perdura fino ad un’età in cui dovrebbe essere già stata superata. Dati confermati da una rilevazione a livello nazionale condotta dal Segretariato Italiano Giovani Medici (Sigm) e presentati congiuntamente all’indagine dell’Omceo di Roma dal Dott. Andrea Silenzi. “L’incidenza di forme di lavoro precario, se non di vera e propria precarizzazione – ha detto Mario Falconi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma – è aumentata negli ultimi anni per tutti i comparti lavorativi e appare elevata anche per i medici, che sino a non molti anni addietro sembravano maggiormente immuni da forme di lavoro flessibile. Un quadro sul quale l’Ordine invita a riflettere – ha aggiunto –, non soltanto nell’interesse della categoria ma anche nell’interesse e nel diritto dei cittadini a un sistema sanitario efficiente. Nel dettaglio i risultati più rilevanti dell’indagine: L’identikit.Il 35,7% dei giovani medici sta ancora seguendo un corso di formazione post-laurea (primo ed eventualmente un secondo); di questi il 22,5% si sta specializzando, il 9,8% segue un master o un dottorato, l’1,5% un corso in medicina generale. L’1,9% fruisce di una borsa di studio o di un assegno di ricerca. Il 56 % segue corsi di area medica. il 22,8 di area chirurgica e il restante 21,2% altre aree. Il 70,4% dei giovani medici ha un titolo post-laurea e un’anzianità di specializzazione di 6,6 anni. Il 16,8% sta seguendo un corso di formazione all’estero. I percorsi di carriera.Nel periodo di formazione post-laurea i medici seguono due percorsi differenti. Il 47,6% del totale dei medici intervistati svolge un lavoro occasionale e compatibile per integrare il reddito (il 50,9%) o per fare esperienze lavorative e arricchire il proprio curriculum (il 27,7%) o per altre ragioni. E restante 64,3%? Considerando quelli che non sono più in formazione, lavorano e percepiscono un reddito l’88,7%, di questi il 42,5% sono medici con un’anzianità di laurea fino a 5 anni. La tipologia contrattuale.La caratteristica principale è la precarietà. Quasi quattro medici su dieci hanno un contratto a tempo indeterminato (il 35,4%). Tre lavorano come liberi professionisti o convenzionati a inizio carriera (il 32%). Poco meno di tre medici su diecicon età fino ai 45 anni (il 28,2%) è occupato in lavori cosiddetti atipici: lavoro a termine, inserimento (16,8%) cococo, occasionale (11,4%). Oltre il 40% dei medici che operano con un contratto atipico ha oltre 10 anni e fino a 15 anni di anzianità di laurea. La caratteristiche lavorative.I giovani medici dedicano circa 35 ore settimanali al lavoro, escludendo le ore occupate nelle attività intramurarie o simili. Il 48,5% dei medici fa spesso ore di straordinario per circa 19 ore mensili. Il lavoro straordinario è per il 45% obbligatorio. La retribuzione media mensile. Al netto il medico con contratto a tempo interminato guadagna 2.243 euro. Mentre la retribuzione dei medici che lavorano con un contratto atipico è notevolmente inferiore: oscilla mediamente intorno ai 1.460 euro. Attività libero professionale: le donne guadagnano meno.Il 45% dei medici che lavorano svolge attività in intramoenia nel settore dell’assistenza primaria, per circa 10 ore settimanali. Da questa attività ricavano un reddito mensile di circa 2.400 euro, che cresce con l’età ed è nettamente superiore per gli uomini (3.089) rispetto alle donne (1.782). Il 17,2% dei medici svolge anche un’altra attività che produce un reddito loro medio mensile di 1.210 euro. Cosa pensano i medici delle strutture dove lavorano?Il 48% circa ritiene che l’organico è scoperto per il 50% e più, e che la dotazione di personale è insufficiente rispetto agli standard necessari per soddisfare i flussi di utenza ( giudizio espresso dal 40,3% dei medici) Ester Maragò |