I caucus sono un sistema di voto arzigogolato e cervellotico che ricalca quelle dei nativi indiani, usato per eleggere il capo tribù o lo stregone. A vincere non è chi prende più voti ma chi si aggiudica il maggior numero di assemblee (caucus) in cui è suddiviso lo Stato, alcune delle quali possono contare solo 25-30 persone
Negli Stati Uniti, da anni politologi, analisti, fondazioni culturali, movimenti politici e culturali e istituzioni universitarie si battono per abolire i caucus dell’Iowa perché rendono possibili le manipolazioni. Non vince chi ha più voti nel computo complessivo, a livello di contea o di Stato, come avviene nelle primary. E’ invece importante aggiudicarsi ogni singolo caucus, che sono in pratica delle assemblee dove si riuniscono gli elettori. Sparsi nelle 99 contee dell’Iowa ci sono ben 1784 assemblee, alcune contano appena 25-30 elettori (quelle nelle zone agricole), altre quelle nelle città, hanno al massimo 80-90 elettori. Chi vince il maggior numero di queste assemblee si aggiudicherà il caucus dell’Iowa e viaggerà, vento in poppa, verso le vere primary del New Hamshire il prossimo martedì 10 gennaio.
Nell’Iowa dove a poche ore da queste strampalate elezioni ci sono ancora il 41% di indecisi o non politicizzati, importantissimi sono i singoli “advocates” presenti in ogni 1784 assemblee. Sono i delegati dei vari candidati di Mitt Romney, Ron Paul, dell’italoamericano Rick Santorum o Newt Gingrich. Al di là delle decine di milioni di dollari spesi in spot televisivi dai singoli candidati e dopo ben un anno di campagna elettorale in questo sconfinato Stato, uno dei granai d’America, abitato da appena 3 milioni di persone, è fondamentale invece avere dei delegati in ogni singola assemblea. Se sono furbi, scaltri e potenti (possono essere dei sindaci, assessori, quadri di partito, volontari ma anche dei pastori protestanti) e hanno delle idee brillanti e tante migliaia di dollari da spendere, possono far vincere l’assemblea al proprio candidato anche per un voto in più, invitando all’ultimo momento qualche amico o qualche parente o vicino all’ultima ora. […]
Com’è possibile? Non si va a votare come nelle altre primary dove si mette la scheda nell’urna elettorale e poi si va a casa. Ai caucus dell’Iowa tutti gli elettori repubblicani devono recarsi al luogo prestabilito (scuole, biblioteche, chiese, uffici comunali e anche case prinate) dalle 7 alle 9 di sera. Per votare bisogna restare fisicamente per ben due ore nelle varie assemblee prestabilite. Bisogna andare puntuali prima delle 7 di sera e dopo l’inno americano con la mano destra al cuore, i vari advocates o delegati fanno una presentazione dei loro candidati dai 2 ai 5 minuti. Non un secondo in più. Chi arriva dopo l’inno americano non puo’ più votare. I vari delegati di solito aspettano fuori dalla scuola, dalla biblioteca, dalla chiesa o dall’abitazione privata i votanti che arrivano alla spicciolata per cercare di convincerli a cambiare idea. […]
Dicevamo elezioni poche democratiche: un candidato in testa ai sondaggi, come Mitt Romney accreditato del 23% o di Ron Paul he lo tallona con il 21%, può stravincere nel computo totale delle preferenze ma perdere il caucus dell’Iowa.
Vale a dire può stravincere centinaia di assemblee con maggioranze del 70-80% dei voti e poi perdere con poche preferenze di scarto 200 e anche 300 assemblee. Questo vuol dire che la vittoria finale dell’intero Iowa può andare al candidato che prende il 20-30% in meno delle preferenze totali rispetto al più votato. Importante è vincere più assemblee possibili, i voti di scarto non possono essere recuperati e riutilizzati.
Nei centri agricoli di solito il caucus avrà appena 25-30 elettori e qui il delegato convincendo qualche amico, vicino o parente in piu’ puo’ portare la vittoria al proprio candidati. E un caucus agricolo o di provincia ha lo stesso valore, nel computo totale, alla fine di una assemblea che si tiene nella capitale a Des Moines o in un grande centro cittadino dove ci saranno piou’ di 100 e anche 120 elettori a votare, sempre dalle 7 alle 9 di sera. E in Iowa, a differenza di tutte le altre primary, non sono ammessi i voti per posta. Bisogna essere presenti fisicamente e non si può lasciare il caucus fino alla fine. Ad esempio nello Stato dell’Oregon si registra la percentuale piu’ alta di elettori che votano per posta. Ecco perché per i vari sondaggisti è assai difficile prevdere chi vincerà alla fine in Iowa, il voto singolo conta assai poco, bisogna vincere le varie 1784 assemblee, anche per un sol voto. Oppure in caso di parita’ ci sara’ il testa croce, sempre in presenza di un ufficiale del partito repubblicano.
Fortunatamente il prossimo martedì nel New Hampshire ritornano le vere primary, dove il voto singolo conta eccome! E alla fine vince chi raccoglie più voti in tutto lo Stato. Ora nell’Iowa (il 98% della popolazione e’ bianca) sono i contadini e i farmers a esprimere il primo vincitore verso la Casa Bianca, nel New Hampshire (95% dei residenti sono bianchi) saranno i montanari. Poi si andra’ al Sud Carolina e Florida.
tratto da ilGiornale.it
COME SI SVOLGE UN CAUCUS
DES MOINES (IOWA) – Chi ricorda come si elegge il rappresentante di classe alle scuole medie? I caucus repubblicani in Iowa, le assemblee che in cui si vota per il candidato repubblicano in corsa per la Casa Bianca, funzionano pressapoco allo stesso modo: in modo informale, con le preferenze scribacchiate su un pezzettino di carta, i voti contati a mano dal presidente dell’assemblea, le decisioni procedurali prese per alzata di mano.
Al caucus della circoscrizione numero 17 nel quartiere di Beaverdam a Des Moines ieri sera si sono riuniti 108 cittadini repubblicani nella scuola elementare rionale. Per ricevere la “scheda”, un biglettino verde strappato a mano, e’ bastato dare il proprio nome: nessuno si sognerebbe mai di chiedere un documento. Alle 19 in punto il rappresentante locale del partito repubblicano ha dato avvio al caucus, e’ stato eletto subito dopo presidente dell’assemblea, e ha invitato i rappresentanti di ciascun candidato a fare un minicomizio di 3 minuti in loro vece.
In sette si sono susseguiti in cattedra, senza microfono, leggendo i loro appunti, tessendo le lodi di Rick Santorum, Newt Gingrich, Mitt Romney, John Huntsman, Michele Bachman, Rick Perry e Ron Paul. Si e’ distinta solo una signora del Texas, grata al governatore Rick Perry per averle telefonanto personalmente quando le e’ morto il figlio di 24 anni.
Poi e’ venuto il momento del voto: i partecipanti hanno scribacchiato un nome sui loro fogliettini, e li ha consegnati nelle mani del presidente dell’assemblea, che li ha divisi in mazzetti e li ha contati in presenza dei rappresentanti dei candidati. Il risultato e’ stato sostanzialmente in linea con il resto dello stato: 30 voti per Romney, 23 per Ron Paul e 23 per Rick Santorum. In coda Gingrich (17), Perry (7), Bachman (3) e Huntsman (3).
A questo punto erano le 19.45, e tutti se ne sono andati a casa, tranne i due volontari che andranno al caucus provinciale per comunicare i risultati della loro circoscrizione.
A pensarci bene le opportunita’ per commettere una frode elettorale sono infinite: chiunque puo’ inventarsi un nome falso e votare, chiunque puo’ strappare un bigliettino verde – due, tre, cento – e votare due, tre, cento volte per lo stesso candidato. Falsificare il conteggio dei voti e’ un gioco da bambini, riportare un conteggio falso all’assemblea provinciale altrettanto facile. Eppure i partecipanti ai caucus d’America non ci pensano nemmeno, anzi vanno fieri di un sistema elettorale basato sulla fiducia. Cosi’ funziona la democrazia in America.
Tratto dal Sole24Ore