Chiacchierate tra amici, punti di vista. Si parla del caso #stamina, soprattutto dopo che oggi il Tar del Lazio ha accolto il ricorso contro la legittimità della composizione del comitato di esperti che ha bocciato il “metodo” Vannoni. Colleghi sdegnati, lo sdegno e la rabbia di chi per fare ricerca in questo Paese deve scalare montagne e passare per la cruna di un ago.
Nasce naturale un senso di vergogna misto a sdegno, monta la rabbia. C’è da vergognarsi di questo Paese incapace di dare una risposta di sistema, da scappare a gambe levate come medico ed, ancor più, come cittadino/paziente.
Perché si sta giocando per business sulla pelle e sulla speranza delle persone. Di lestofanti come Vannoni negli USA sono pieni perché le staminali, rappresentando la grande speranza della ricerca biomedica, sono il nuovo grande mercato globale dove tutti vogliono entrare. Ma addirittura quel sistema, fondato sulla mercificazione della salute, riesce a tenere ai margini cialtroni che millantano miracoli salvo poi negare la trasparenza dei risultati e la pubblicazione dei dati quando se ne chiede conto. La medicina moderna è complessa e sempre più iper tecnologica. Nella complessità serve chiarezza per poter fare scelte le più giuste possibili e garantire la tutela del diritto alla salute a tutti, soprattutto ai più deboli e bisognosi. Per questo la medicina moderna è basata sulle prove di efficacia: ogni ricerca per essere applicata ed arrivare al paziente deve dimostrare in modo univoco e riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale di non essere nociva e di portare miglioramenti indiscutibili ai pazienti. Qui manca tutto. Siamo al caso di bella 2. Ed il discorso del “proviamolo, che vi importa, tanto lo faccio sulla mia pelle tanto sto già male” non è accettabile. Anzi è deprecabile. Uno per motivi etici. Due perché la sperimentazione per motivi compassionevoli ha un costo per la collettività e significherebbe buttare denaro che è essenziale per garantire prestazioni a tanti malati in un momento dove ogni goccia è essenziale. Doppiamente sbagliato, quindi, per la morale. Non posso permettermi spreco di denaro di alcun tipo quando devo garantire le cure migliori possibili alla mia collettività. 300 milioni oggi buttati su stamina sono 300 milioni negati a tanti malati in termini di assistenza, farmaci, prestazioni, interventi, ricerca etc. Ecco perché mi vergogno. Perché il mio Paese non è in grado di garantire quello che negli altri è garantito: la serietà nei comportamenti e nelle risposte alle domande sacrosante di chi ha bisogno.
L’ha ribloggato su Carlo Favaretti.