Ministro Fazio: lampade abbronzanti a rischio cancerogeno

L’uso delle lampade abbronzanti nei centri estetici va «scoraggiato con ogni iniziativa nei confronti di chiunque e in particolare dei minori di 18 anni».
È questo l’impegno del ministro Ferruccio che ha risposto per iscritto ad un’interrogazione alla Camera di Antonio Palagiano, responsabile sanità dell’Idv. Il ministro informa che è in preparazione un decreto interministeriale contenente nuove regole più rigorose per le «modalità di esercizio e le cautele d’uso» per questo genere di apparecchi.

«L’utilizzo delle lampade abbronzanti a fini cosmetici pone – scrive il titolare della Sanità – rilevanti problemi connessi alla dimostrata nocività delle radiazioni ultraviolette».
Fazio entra poi nel merito scientifico del funzionamento delle lampade per sottolineare che «l’abbronzatura artificiale è una risposta di difesa della pelle ad un danno indotto dalla radiazione Uv a carico dell’acido desossiribonucleico dei melanociti, le cellule della pelle che producono la melanina, pigmento responsabile del clorito della pelle e che ha la funzione di difenderla».
Il ministro ricorda infine che già negli anni scorsi la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni non Ionizzanti e l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro classificavano come «cancerogeno per l’uomo l’utilizzo di dispositivi abbronzanti che emettono radiazioni Uv, con un aumento del rischio di melanoma cutaneo statisticamente significativo». (ANSA)

SIGM su SoS medici, Osservatori regionali e abilitazione anticipata

Milano, 2 mag. (Adnkronos Salute) – Istituire Osservatori regionali per monitorare lo stato occupazionale dei medici, programmando di conseguenza l’accesso alla formazione universitaria; anticipare l’abilitazione dei camici bianchi, così da accelerare l’ingresso di nuovo personale nelle corsie ospedaliere. Queste, in sintesi, le proposte del Segretariato italiano giovani medici (Sigm) per fronteggiare la carenza di medici prospettata più volte dalla Federazione nazionale degli Ordini e sotto i riflettori nelle ultime settimane in Lombardia, dove entro il 2015 verrà perso il 40% dei dottori attualmente in servizio. Un’emergenza che riguarda tutto il Pese e che secondo il Sigm richiede l’attivazione di un tavolo tecnico ad hoc tra i ministeri della Salute e dell’Istruzione, università e ricerca, per discutere ed elaborare una proposta di riordino complessivo del sistema. Dopo la provocazione lanciata dall’assessore lombardo alla Sanità Luciano Bresciani, che sta studiando insieme ai presidi alcune ipotesi per rivedere i limiti all’accesso alle Facoltà di medicina, e dopo la diffida indirizzata al Miur dal Codacons, che invita il ministro Gelmini ad abolire il numero chiuso per «far cessare gli effetti lesivi del diritto allo studio e alle professioni», il Sigm sostiene che «non è l’abolizione del numero chiuso la soluzione alla carenza di medici in Italia. Le ragioni di tale fenomeno – spiega in una nota – sono riconducibili a una non ottimale programmazione del fabbisogno di professionalità mediche, unitamente all’attesa media di occupazione pari a 15-16 anni (non includendo i limiti alle assunzioni imposti dai Piani di rientro) per uno studente italiano che si iscrive al primo anno di Medicina».

«Quello medico – osserva il Sigm – è l’unico ambito in cui il diritto allo studio trova un limite naturale nel diritto alla salute dei cittadini». E «lo dimostra – continua il comunicato – l’esperienza del fenomeno della ‘pletora medica’ conseguente all’accesso incontrollato alle Facoltà mediche, registratosi tra gli anni ’80 e ’90: il sovradimensionamento del contingente di medici, sia per la mancanza di spazi occupazionali sia per la non sempre qualitativamente ottimale formazione conseguente a oggettivi problemi di carattere organizzativo, ha creato una generazione di medici che hanno progressivamente perduto le motivazioni iniziali che li avevano spinti ad intraprendere l’impegnativo percorso della medicina; tutto ciò a discapito della qualità delle prestazioni erogate e quindi della salute dei cittadini». Secondo il Segretariato italiano giovani medici, «la programmazione quali-quantitativa delle professionalità mediche deve essere funzione del bisogno di salute espresso dalla popolazione e non delle potenzialità formative delle università». A riguardo, dunque, il Sigm propone l’istituzione di Osservatori regionali per monitorare lo stato occupazionale dei medici, perché «è sempre più necessario dotare le Regioni di strumenti intelligibili per effettuare una programmazione coerente e che abbia capacità di adattarsi all’evoluzione continua del dato epidemiologico».

Al contempo, «si dovrebbe procedere al generale riordino del sistema formativo-professionalizzante del medico, dal corso di laurea in medicina al post-lauream, allineando al contesto Ue i tempi medi di ingresso dei medici italiani nel mondo del lavoro. Ciò anche al fine di contenere il trend in ascesa di giovani medici italiani che emigrano all’estero non soltanto per completare la propria formazione, ma sempre più per trovare lavoro alla luce dalle maggiori possibilità in termini tanto di progressione di carriera quanto di arricchimento professionale, sociale ed umano. Infatti, oltre ad una retribuzione sensibilmente più elevata rispetto a quelle offerte in Italia, all’estero si ha la possibilità di avere un contratto “permanent” (a tempo indeterminato) nel giro un anno o due al massimo. Un medico italiano è in genere assunto dal Ssn ad un’età in cui un medico inglese diventa “consultant”, ovvero cessa il rapporto come dipendente per diventare una forma di consulente e libero professionista». Pertanto il Sigm propone di «anticipare nel contesto del corso di laurea in medicina e chirurgia il tirocinio professionalizzante dell’esame di stato (laurea professionalizzante) e rendere abilitante alla professione il concorso di accesso alla specializzazione (parimenti al concorso annuale per l’accesso al corso specifico di medicina generale): i vincitori del concorso e i non vincitori, a patto di superare una soglia minima, conseguirebbero in tal modo l’idoneità all’esercizio della professione». Il Segretariato è anche «a favore dell’adozione di un sistema a graduatoria unica su base nazionale, in modo da introdurre criteri di valutazione quanto più possibile oggettivi ed uniformi ai fini dell’accesso alla formazione medica. Il tutto a patto che tale riforma sia sostenuta dagli idonei strumenti necessari per eliminare ledifferenze di reddito e sostenere gli studenti e i medici più meritevoli e capaci. I giovani medici – chiude la nota – chiedono che venga istituito un tavolo tecnico interministeriale, Università e Salute, che possa elaborare una proposta di riordino dell’attuale sistema formativo-professionalizzante del giovane medico, che dovrebbe fondarsi su rete formativa integrata tra università, territorio ed ospedali».