I test per l’ingresso nei corsi di laurea di medicina, biotecnologia, veterinaria, professioni sanitarie, architettura e scienze della formazione primaria si svolgono tutti lo stesso giorno, ma anziché avere un’unica graduatoria nazionale, ogni sede universitaria stila la sua graduatoria. Se un candidato non riesce a entrare nell’ateneo in cui ha sostenuto l’esame di ammissione, perde così il diritto a iscriversi in un altro, anche se magari il suo punteggio è tra i migliori e, in una ipotetica graduatoria nazionale, figurerebbe ben prima del limite fissato dal numero di posti disponibili.
In questi giorni sono state pubblicate tutte le graduatorie del test di medicina nelle varie sedi e abbiamo così potuto calcolare, limitatamente a questa facoltà, quanti sono gli studenti ingiustamente esclusi (e quanti ingiustamente inclusi) nell’anno accademico 2011-12 da questo perverso meccanismo di selezione. Si tratta di1.320 persone che hanno immeritatamente soffiato il posto ad altre che al test avevano fatto meglio di loro. Mediamente i loro punteggi erano del 10 per cento inferiori a quelli degli esclusi che invece sarebbero stati ammessi con la graduatoria nazionale. I test hanno complessivamente portato ad ammettere 7.719 studenti; quasi uno su cinque di questi ha avuto un posto che non si meritava. Se applichiamo la stessa percentuale agli iscritti alle altre facoltà (riguardo alle quali non avevamo i punteggi nelle diverse sedi) giungiamo a una stima di circa 9.312 persone ingiustamente escluse da facoltà in cui aspiravano iscriversi. È uno spreco di capitale umano ingente, che davvero non possiamo permetterci.

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Chi fa il test a Roma, perché vi abita, difficilmente andrebbe a Reggio Calabria, se vincesse colà. E ancor più, visto il costo della vita a Roma rispetto a Reggio Calabria, il contrario.
Inoltre, se ci fossero meno medici e fossero più preparati, sarebbe meglio.
Perché questo tipo di problemi si ha a Medicina e non a Fisica ?
Perché la medicina è l’unico ambito dove il diritto all’istruzione viene dopo il diritto alla salute.
I medici sono già pochi, in previsione nei prossimi 10 anni ci sarà un carenza dovuta ai massicci pensionamenti degli attuali 60enni con un buco che l’aumento delle ammissioni al corso di laurea e nelle specializzazioni che si sta facendo cercherà di tamponare come può.
Allo stato attuale è sbagliato che si scelga un ateneo per la sola possibilità di entrare…già lo sbarramento del numero chiuso ha una perdita fisiologica di capitale umano di valore…in questo modo si disincentiva la passione che è alla base della professione medica.
Ad ogni modo concordo. Quello che servirebbe è la realizzazione di moderni campus universitari che possano garantire anche l’alloggio degli studenti.