«Alla fine degli anni 80, quando credevamo di aver visto tutto il possibile, l’Europa ci sorprese tutti con una rapida marcia verso l’Unione monetaria», scriveva Paul Krugman in un libro di alcuni anni fa.
Dietro quella sorprendente marcia c’erano un progetto chiaro e lungimirante, frutto di un “orgoglio europeo” non fumoso, ma pragmatico, e una leadership in grado di realizzarlo. Il progetto dell’Unione monetaria europea (Uem) proponeva una grande zona di stabilità in difesa degli interessi europei, in un quadro internazionale caratterizzato da cambi fluttuanti e da un dollar standard puro, slegato definitivamente da qualunque riferimento sia pur virtuale a un tallone aureo. La leadership politica dei Paesi aderenti riuscì a realizzare il progetto, sebbene molti fossero gli osservatori che scommettevano contro, come la frase di Krugman lascia trasparire.
Un progetto chiaro e la leadership per realizzarlo è ciò di cui Eurolandia ha bisogno oggi, di fronte a un’ondata di “scommesse” contrarie che indossa le vesti della speculazione, più pericolose di quelle di disinteressati osservatori quali Krugman e altri economisti.
La proposta di EuroUnionBond (Eub) avanzata da Alberto Quadrio Curzio e Romano Prodi va, a mio parere, nella direzione giusta, coniugando in buone dosi pragmatismo e sofisticazione tecnica da un lato, visione di lungo periodo dall’altra.
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