Medici, test di lingua più severi per chi vuol lavorare in UK @giovanimedici

I medici stranieri che vorranno candidarsi a lavorare in Inghilterra, presso il National health service, dovranno dimostrare di padroneggiare la lingua inglese a sufficienza per relazionarsi in modo adeguato con i pazienti

I medici stranieri che vorranno candidarsi a lavorare in Inghilterra, presso il National health service, dovranno dimostrare di padroneggiare la lingua inglese a sufficienza per relazionarsi in modo adeguato con i pazienti. La decisione è stata presa dal governo inglese sull’onda di un caso che qualche anno fa aveva scosso l’opinione pubblica. David Gray morì, infatti, nel 2008 in seguito a diamorfina iniettata in dose dieci volte superiore a quella normale da parte di un medico tedesco, Daniel Ubani. Il dottor Ubani ammise di aver fatto l’iniezione mentre era esausto per aver dormito solo un paio d’ore e di essersi confuso a causa di farmaci differenti utilizzati in Germania. La sua scarsa conoscenza dell’inglese aveva motivato un precedente rifiuto alla sua richiesta di lavorare per il servizio sanitario pubblico a Leeds, ma era stata invece accolta in un secondo tentativo nel Cambridgeshire. In Inghilterra verrà dunque istituito un elenco nazionale di medici di medicina generale per evitare che i medici rifiutati in un posto possano poi ripresentare domanda in un altro. Si sta discutendo l’ipotesi di attribuire poteri decisionali maggiori al General medical council: attualmente l’organo, che regolamenta i medici in Gran Bretagna, può controllare le conoscenze della lingua inglese nei medici che provengono da Paesi al di fuori dell’Unione europea, ma si vorrebbe dare al Gmc anche il potere di effettuare un analogo test anche per i medici europei. Il ministro della SaluteDan Poulter ha affermato che «i pazienti devono essere in grado di comprendere ed essere compresi dal proprio medico, se vogliamo assicurare loro di essere curati al meglio, come è loro diritto». Non si tratta di sfiducia nei professionisti stranieri: «ci sono molti medici eccellenti che provengono da ogni parte del mondo e lavorano per il National health service – ha dichiarato il ministro – questa misura intende semplicemente essere una tutela a protezione dei pazienti»

Pubblicato da drsilenzi

Medico specialista in Igiene e Medicina Preventiva, PhD in Sanità Pubblica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – Roma. Attualmente opera presso la Direzione Strategica dell'Agenzia di Tutela della Salute di Brescia ed è membro del Comitato Direttivo del Centro di Ricerca e Studi sulla Leadership in Medicina dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Dal 2014 riveste la carica di Vice Presidente Vicario della Società Italiana di leadership e Management in Medicina – SIMM (www.medici-manager.it).

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